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Maddalena Lowit, il suo amore per Spello e l’impegno per i poveri attraverso la “Via della Povera Vita” di San Francesco

 

Nel cuore dell’Umbria, a Spello, c’è la casa di Maddalena, una donna speciale, gioiosa e piena di vita. Il suo impegno è quello di accogliere chiunque abbia desiderio di pregare o abbia bisogno di un posto dove dormire e mangiare. Perché ciò che conta per lei è: l’adorazione di Gesù e l’accoglienza del povero che diventa Cristo.

 

 

Maddalena Lowit è arrivata dalla Francia fino in Umbria agli inizi degli anni Settanta. E’ stato il richiamo di San Francesco a portarla ad Assisi e poi nella vicina Spello, dove, «obbedendo ad una richiesta precisa del suo Gesù», ha scelto di vivere prendendo in affitto una casa in «Via della Povera Vita», al numero 14. Una casa, come abbiamo accennato, che è sempre aperta sia ai poveri sia a coloro che desiderano vivere un tempo di preghiera, ed è qui che è nata la “Casa della Povera Gente”. Con Maddalena vivono una delle sue due figlie, il marito Alessandro, Claudia ed Ester, due sorelle consacrate secolari, e Roberta, una professoressa di Napoli. La loro è una bella e vivace comunità di laici. Normalmente, la loro casa ha una maggiore richiesta di accoglienza nel periodo estivo, vuoi per il caldo, vuoi per le ferie, vuoi perché i colori dell’Umbria sono allettanti e vivaci ma, soprattutto, perché sempre più spesso le persone riscoprono un grande desiderio di pace. Maddalena, col suo bellissimo accento francese, racconta così la sua esperienza: «I senza fissa dimora vengono per dormire e ricevono amicizia. In tanti anni abbiamo capito che dobbiamo aiutare le persone a vivere. Solo Gesù si occupa della casa: non siamo mai stati ricchi, ma neanche senza mangiare». È con questo spirito semplice che Maddalena e la sua comunità si è aperta agli altri. Nel parlare della sua storia racconta: «Dal giorno che ho conosciuto Gesù, il 21 marzo del 1956, ho iniziato a dedicare un’ora del mio tempo per Lui, tutti i giorni. La decisione è stata presa dopo che avevo letto una frase di un grande Dottore della Chiesa, Teresa D’Avila: “Se uno dedica tutti i giorni un’ora di preghiera silenziosa al Signore io, Teresa, gli prometto che conoscerà Dio”. Questo ha cambiato la mia vita. A venticinque anni, allora, era proprio quello che volevo: conoscerLo ed essere riconosciuta da Lui, essere amata da Lui e amare Lui. “Conoscere” in senso ebraico significa entrare in intimità e far germinare. Lo si dice di Adamo che conobbe Eva e nacque Caino e poi Abele. Teresa d’Avila mi ha illuminato la vita, per cui mi sono detta: non posso fare grandi cose, devo lavorare, ho una vita occupatissima, sono povera, ma tutti i giorni della mia vita, d’ora in poi, darò un’ora a Gesù». È da questa profonda intuizione che la vita di Maddalena ha preso un cammino preciso, spiritualmente profondo. Quando era una giovane studentessa universitaria a Parigi, la sua strada avrebbe potuto svilupparsi secondo le logiche della sua epoca, in una società che stava diventando sempre più laicista, in cui imperava il positivismo e il marxismo, e in cui il cristianesimo non riusciva più a reggere l’impatto con la cultura dell’epoca. Ma per Maddalena quegli anni sono stati solo un tempo in cui ciò che contava era semplicemente fare scelte anticonformiste e antiborghesi che le hanno lasciato solo un grande vuoto interiore. Da questa crisi di valori Maddalena è riuscita ad uscire grazie all’incontro casuale con amici che l’hanno guidata alla preghiera e alla lettura di testi come “I racconti del pellegrino russo” di Leon Bloy, fino ai grandi mistici carmelitani: Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, riuscendo così ad andare oltre se stessa, verso la via della povertà e incontro al prossimo, al quale, nell’accoglierlo ricorda: «c’è un tempo per tutto, ma il tempo riservato a Dio nello stare davanti a Lui in silenzio amoroso è il tempo in cui diventi uomo e sei ciò che devi essere».

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