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L’attesa e il ritorno: solo l’Amore rende liberi ed è capace di aspettare senza giudicare – II parte

 

Sono tre le parabole che raccontano di come l’Amore sia capace di rendere liberi, liberi veramente. Liberi in un modo “altro”, rispetto alla logica umana, e allo stesso tempo, liberi in senso pieno, fisicamente liberi! Queste tre parabole riportate da Luca (15, 1-10) conducono il lettore alla stessa conclusione: l’Amore di Dio sa aspettare e sa prendere, non giudica mai, ama. Parliamo di una “pecora perduta”, una “moneta perduta” e di un “figlio che se ne va e si perde”. Storie di perdita, che fanno emergere la sofferenza di Dio che è Madre e Padre, per cui la perdita di un figlio richiama sempre la speranza di un ritorno. Egli sa prendere e sa aspettare. E quando ritrova gioisce alla grande! Fra Gesù e le persone, i “peccatori”, (una parola che oggi non piace sentire più a nessuno e su cui torneremo) esiste un misterioso feeling, un cercarsi reciproco che scandalizzava gli scribi e i sacerdoti di allora, ai quali queste parole erano dirette, e scandalizza noi oggi, che ci sentiamo scribi e farisei della nostra personalissima legge, per cui giudichiamo e critichiamo tutto e tutti, non mettendoci, quasi, mai in discussione. E, allo stesso tempo, tutti noi, quando ci capita di sparire, di scappare, di andare altrove, di perderci, spesso, sentiamo forte quel senso di colpa (altro tema importante su cui torneremo) di cui accusiamo gli altri: la religione, la famiglia, il fidanzato, a volte, giustamente! Altre volte, accusiamo solo per vigliaccheria, perché non vogliamo affrontare la verità di chi siamo davvero, per poi impegnarci a crescere come esseri umani. Ci sentiamo giudicati, perché siamo i primi a giudicare e a giudicarci, dopodiché, non possiamo fare altro che andare via sicuri che nessuno ci stia spettando. Dio però non giudica. Il Suo sguardo è uno sguardo benigno. E non vuole perderci. Non è la pecora che trova il pastore, è trovata. E non la punisce perché è scappata. È stata ritrovata punto. Se la porta via, portandola di peso, per non perderla ancora. La coccola. Dio vede i nostri limiti, le nostre debolezze e se ne prede il peso. La donna che ha perso la moneta, accende la lampada per cercarla, spazza ovunque per trovarla perché sa che le serve. E la trova, dopo tanto cercare, nei meandri più oscuri della sua casa. Così come noi siamo pieni di difetti e limiti, impariamo a riconoscerli e gioiamo con Dio della bellezza delle nostre debolezze, che sono la nostra ricchezza da non perdere. Nessun padre ha figli da perdere, e se succede, la vita non è più la stessa. Egli non può che rimanere in attesa del ritorno, non perde la speranza di rivedere il proprio figlio. Lo ama in silenzio, aspettando. E quando il figlio torna, non lo giudica: lo festeggia! In tutti e tre le parabole Luca racconta la gioia di Dio in un crescendo straordinario. La felicità di Dio per non aver perso quella pecora, quella moneta, quel figlio sono al centro del suo messaggio. Sono il Suo messaggio di speranza e di misericordia. Sono il Suo sguardo d’Amore.

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