Leonardo Murialdo era un giovane sacerdote torinese vissuto nell’XIX secolo e che ha fondato nel 1873 la congregazione dei Giuseppini del Murialdo. Nata a sostengo dei giovani reietti e delle donne povere e in difficoltà. Per San Leonardo accogliere tutti, soprattutto gli ultimi, equivaleva a una riposta di fedeltà verso Dio, che lo aveva voluto sacerdote e guidato verso i più deboli, di cui diceva: “Poveri e abbandonati, ecco i due requisiti essenziali perché un giovane sia uno dei nostri; e quanto è più povero e abbandonato, tanto più è dei nostri”. Egli non era un educatore asettico ma un amico sincero, un fratello, un padre per tutti i giovani poveri che incontrava, consapevole della bellezza segreta presente nei cuori di ognuno di loro. Nei quali vedeva la fragilità del loro essere in balia di un mondo che li incatenava all’ozio, all’ignoranza, nella totale schiavitù degli eventi, incuranti della forza redentrice del Padre buono che in loro ravvisa sempre la Grazia della Sua Creazione. In tal senso, scrisse: “Il nostro programma non è solamente quello di fare dei nostri giovani intelligenti e laboriosi operai, tanto meno farne dei saputelli orgogliosi, ma di farne anzitutto dei sinceri e franchi cristiani”. Infatti, il Murialdo li formava alla Mensa Eucaristica; aveva ideato delle catechesi ad hoc; aveva realizzato per loro associazioni utili a suscitare la consapevolezza dell’apostolato. San Leonardo ha speso la sua vita per questo, incurante dei tanti limiti del tempo, attento a ogni vita, sempre pronto a lottare affichè neanche uno dei suoi ragazzi andasse perduto. In questo, naturalmente, aveva avuto il sostegno degli amici, dei confratelli e dei laici che condividevano il suo stesso ideale di vita; avendo sempre una grande apertura d’animo e di visione; costantemente mosso nello spirito Evangelico; senza mai tralasciare la sua esperienza personale e interiore; aperto all’ascolto e appassionato delle sue stesse intuizioni; sempre in equilibrio tra mente e cuore. La sua spiritualità era esperienziale e la donava gioiosamente ai sui ragazzi. Il suo rapporto d’amore col Dio misericordioso lo guidava e accompagnava nella preghiera, nella vita sacerdotale e nel suo stile educativo per i giovani, ma anche per le donne, per le quali sognava una società più consapevole, più accogliente, più attenta ai bisogni specifici del genere femminile, per un giusto inserimento sociale e lavorativo. Egli era sempre focalizzato sulla competenza del lavoro, fatta di: preparazione, formazione, educazione. Inoltre, il Murialdo aveva capito fin da subito che avere una società più aperta e consapevole necessitava di una legislatura altrettanto cosciente. Infatti, aveva compreso l’importanza di approfondire la normativa locale e nazionale, nella speranza di migliorarla, per sviluppare il senso critico nelle persone. E quindi, continuare a lottare per riformare la condizione dei lavoratori, dei ragazzi e delle donne, affinché venisse riconosciuto loro il giusto spazio nel mondo del lavoro e nella collettività. Egli sapeva bene che l’opinione pubblica poteva fare la differenza, essendo manipolata o illuminata, allora come oggi.
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