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Maria Grazia Basile, una ragazzina coraggiosa, una guerriera in lotta contro il cancro

 

La storia di Maria Grazia Basile è quella di una giovane ragazza, bella, gioiosa, serena. Nasce da una famiglia semplice il 13 novembre 1988 a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nella città in cui ha vissuto gran parte della sua vita Padre Pio. I suoi genitori Vittoria e Nicola sono attenti a far crescere serenamente le loro figlie, Maria Grazia ha una sorella minore, Giovanna, con cui ha un legame molto forte. La loro è una vita tranquilla, vissuta a Carpino in provincia di Foggia. Maria Grazia è una ragazza come tante con gli stessi impegni di tutti: la famiglia, la scuola, la parrocchia, gli amici. Ma tutto cambia quando a 14 anni le viene diagnosticata una terribile malattia, un tumore che le cambierà per sempre la vita, e che, nonostante ciò, è capace di accettare con dignità e consapevolezza. La fede la accompagna, la sostiene. L’amore per la famiglia, la passione per lo studio, la solidarietà verso i più deboli e l’impegno all’ACR sono il centro del suo mondo. È un’educatrice forte e dinamica, un esempio per tutti. Nella sua parrocchia, san Nicola di Mira e San Cirillo d’Alessandria in Carpino, Maria Grazia si sente in famiglia, il suo impegno è tutto rivolto agli altri, soprattutto ai più deboli, ai sofferenti. Fin da bambina il suo sogno è diventare medico, nello stile e con la spiritualità di San Pio, ma di certo non poteva immaginare che il reparto di Oncologia della Casa Sollievo della Sofferenza sarebbe diventato la sua seconda casa. Infatti, suo malgrado, è costretta a continui ricoveri in ospedale, ma anche in reparto è sempre vicina ai più deboli, in particolare ai piccoli malati di Onco-Ematologia Pediatrica con i quali condivide lunghe degenze. In reparto è animatrice di molte attività che danno vigoria a se stessa e forza agli altri, diviene presto una maestra in tutto, soprattutto nella fede. Dio è nei suoi pensieri e la preghiera è la sua forza. Maria Grazia vive la sua malattia come qualcosa che le appartiene, da combattere senza drammi. Tutto passa sempre in secondo piano, anche le terapie e i vari controlli, se paragonati al suo desiderio di donarsi per amore. È per questo che ama sostenere principalmente i bambini e i ragazzi, a cui tenta di far scoprire la presenza viva del Signore, facendogli vivere esperienze ricche di significato e gioia nella proposta del Vangelo di Gesù, con il quale ha un rapporto particolare, confidenziale. Maria Grazia dialoga intimamente col Signore, è un amico. La sua grande fede la sostiene e le permette di continuare a sperare nel futuro, riuscendo a vivere in pienezza il progetto d’amore Dio e diventando un esempio per i ragazzi della sua ACR. Proprio per questa ragione più volte sceglie di rinviare cure e ricoveri per poter partecipare agli incontri dell’associazione, e rimanda, o addirittura rifiuta, le terapie antidolorifiche per rimanere lucida e pregare, e riuscire così a svolgere le sue numerose attività. I molti che l’hanno conosciuta l’hanno definita “un’ape laboriosa intenta a produrre miele”. La vita di questa ragazza è stata una risposta alla chiamata alla santità ordinaria e laica della vita cristiana, così come ha chiesto a tutti noi Giovanni Paolo II all’inizio di questo secondo millennio. In Maria Grazia questa chiamata si è realizzata in pienezza. La sua è stata una breve vita vissuta nella Sequela Cristi in modo assoluto, diventando una protagonista da seguire. Il fatto che sia stata chiamata da Dio in un giorno speciale, il giorno di Natale, il 25 dicembre del 2006, a soli diciotto anni, è certamente un segno dell’incontro totalizzante con Gesù a cui Maria Grazia aspirava.

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