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Ricerca antropologica II – I MOXOS il periodo precolombiano e gli spiriti protettori di ogni famiglia

 

Nella cultura indigena autoctona dei Moxos, un ruolo fondamentale lo hanno gli spiriti, cosiddetti: protettori, sempre presenti nella vita di ogni familiare. Spiriti che erano, e sono, presenti nella vita dei moxeños, a cominciare dalle loro feste[1]. Ovviamente, gli indios non vedevano gli spiriti ma li sentivano. Il sacrificio per propiziarseli non era mai cruento: il capo religioso si ritirava in preghiera e rimaneva per giorni in completo digiuno. Al termine, usciva dal suo luogo di raccoglimento e chiamava tutti a una grande festa, dove si beveva molta (troppa) chicha, si mangiava e si danzava per giorni e notti, fino all’esaurimento fisico.

Nel periodo Gesuitico, in generale, con l’arrivo degli spagnoli, gli indios dell’America Latina furono rapidamente sottomessi ai conquistatori, persero la terra, i loro costumi, la loro religione e diventarono schiavi “dell’uomo bianco”, nonostante il Re di Spagna avesse ordinato di non asservire gli indios battezzati e di conseguenza cristiani. Per quanto riguarda l’Amazzonia boliviana le cose andarono diversamente. Gli spagnoli, sbarcando con le loro navi sulle coste del Perù, cercarono di arrivarci, ma Moxos era lontano dal mare e i colonizzatori tardarono a conquistarlo. Dal 1539 al 1670 soldati spagnoli fecero delle incursioni nella speranza di trovare oro e argento. Non trovarono nulla. Molti di loro furono falcidiati dal clima tropicale che rendeva quelle terre inospitali per gli europei. Delusi, dovettero ogni volta tornare indietro. Solo i missionari gesuiti riuscirono a insediarsi nel territorio Moxos. Essi, a differenza dei coloni che si mostravano aggressivi, non portavano armi ma una grossa croce di legno, che usavano per annunciare il vangelo.

Nella figura, viene mostrata l’espansione delle riduzioni boliviane, distinte per etnie, fino all’espulsione dei gesuiti avvenuta nel 1767.

Continua…

[1] Lo conferma il gesuita Diego Francisco Altamirano nella sua «Historia de la Mision de los Mojos” scritta nel 1703.

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