Nel giugno del 1993, a Vienna, durante la Conferenza Mondiale delle nazioni unite sui diritti umani, la Dichiarazione promulgata dall’Assise, ha dato nuova linfa alla lotta contro la disuguaglianza di genere, e nel suo programma di azione ha ribadito fortemente l’importanza della promozione e della tutela dei diritti umani nel mondo, e con l’ausilio e l’impegno di tutti i paesi partecipanti, ha precisato e solennemente dichiarato che:
“i diritti umani delle donne e delle bambine sono parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali”.
Ed ancora, nel 1995 a Pechino, la Piattaforma d’azione adottata dalle Nazioni Unite per la Quarta Conferenza mondiale sulle donne, ha evidenziato la necessità di garantire come obiettivo primario il raggiungimento della parità̀ di genere in tutti i settori dello sviluppo sociale ed economico. E nel 2000, la stessa Assise ha dichiarato l’importanza di “Promuovere l’uguaglianza fra i sessi e conferire potere e responsabilità̀ alle donne”, lotta divenuta uno degli otto obiettivi da sostenere nel terzo millennio nascente. A oggi però, nonostante i molti impegni, sappiamo che i progressi per raggiungere questa parità, ed eliminare il divario di genere, rimane un obiettivo ancora lontano. Infatti, per chi legge oggi queste promulgazioni ufficiali, tali parole possono risultare quasi ovvie, o scontate, tuttavia, trovano la loro giustificazione nel fatto che molte, troppe, violazioni che le donne e le bambine subiscono, e “solamente” per il fatto di essere di sesso femminile, rientrano pienamente nelle “violazioni dei diritti umani fondamentali”. E se, le molte e ripetute precisazioni per la lotta alla parità di genere, appaiono quasi un “aut aut” che irrita il lettore, perché compaiono come l’ennesima indicazione da assimilare alla promulgazione fatta dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del ’48, a cui, ad oggi, dopo sessant’otto anni, donne e bambine, loro malgrado, rimangono le protagoniste, quasi assolute, di una disuguaglianza arcaica, di fatto, devono obbligare il lettore a fare propria tale battaglia, affinché le società diventino più accoglienti nella diversità. Tuttavia, sappiamo dalla cronaca mondiale come tali violazioni siano all’ordine del giorno, ed è possibile farlo osservando le opzioni più̀ disparate che raccontano abusi sui diritti: civili, politici, economici, sociali e culturali che riguardano le donne. E possiamo asserire con fermezza e cognizione di causa che il comun denominatore assimilante tali violazioni si fonda, nella maggior parte dei casi, unicamente sulla mera discriminazione di genere. Quello che preoccupa, stando alle ricerche sulla questione, è che tale discriminazione, più o meno latente, può̀ accompagnare l’intera vita delle donne, cioè, dal loro concepimento fino alla vecchiaia. E nei casi più complessi, arrivano a causare l’esclusione dalla vita economica, sociale e culturale del loro stesso paese, esaltandone così, l’inevitabile “sottomissione” all’uomo. Inoltre, sappiamo sempre dalla cronaca, come la discriminazione assume a volte aspetti tragici e finenti la violenza psicologica e fisica. Infatti, purtroppo, tra le violazione dei diritti umani, l’azione violenta compiuta contro le donne è la più̀ invasiva e diffusa e, paradossalmente, in molti casi, appare come la più̀ nascosta.
Continua…