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ENGIM E DIRITTI DELLE DONNE e la Guerra – Parte I

 

Dopo un lungo lavoro di riflessione sul ruolo della donna e dei suoi diritti, si è svolto un nuovo incontro sul tema di “genere” nella sede nazionale di ENGIM (Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo) a Roma, incontro che rientrava nelle proposte in agenda 2016/2017 dell’ente proponente, il quale aveva come interesse centrale la formazione alla diversità di genere spiegata ai suoi ragazzi e a tutti i fruitori delle lezioni formative. L’ultimo incontro, così come i primi due, sono stati rivolti principalmente agli educatori, agli insegnanti, e ai ragazzi e ragazze delle scuole superiori e dell’università, ed ha avuto come perno il dittico: Donne e Guerra. Come scrive Fabrizio Battistelli, nel suo paragrafo in “Stupri di Guerra. La violenza di massa contro le donne del novecento”, a cura di Marcello Flores: “La relazione dell’uomo e della donna con la guerra è antica. Senza entrare in un’analisi approfondita delle differenti teorie sulla natura istintuale ovvero acquisita dell’aggressività umana… Si tratta di dati primordiali di cui anche l’analisi della società contemporanea… deve tenere conto. Non sarebbero altrimenti comprensibili la vera natura e la complessità del rapporto uomini/donne nell’ambito bellico e militare, dove i primi hanno esercitato per millenni un vero e proprio monopolio di genere. Prendendo le mosse di Hegel, Jean B. Elsthain ha approfondito la separazione che di fronte alla guerra, da quando se ne ha notizia, connota gli ‘Uomini-Guerrieri Giusti’ rispetto alle ‘Donne-Anime Belle’”. Seppure le donne sono state sempre escluse dall’evento bellico, ne sono state sempre vittime. Infatti: “Il ruolo femminile di preda è in grado di rivelare, con più chiarezza di qualsiasi altro fenomeno, la concezione ancestrale del maschio in guerra. Per costui la donna (strappata al nemico, violentata, schiavizzata) è un pegno di cruciale importanza, non solo in sé… ma anche e soprattutto per le cruciali implicazioni che il suo possesso riveste all’esterno e all’interno del gruppo”. E però “l’oltraggio arrecato alle proprie donne è psicologicamente e socialmente insopportabile perfino più di quello arrecato a se stessi. Questo perché “in guerra il maschio si rispecchia narcisisticamente nella propria femmina. Attraverso il processo di idealizzazione… nella donna l’uomo vede se stesso: non peraltro nell’ordinarietà del sé, quanto piuttosto in un’attingibile melior pars. L’affronto rivolto a questa ‘parte migliore’, dunque, è supremo, così come supremo è il senso di colpa per averlo consentito”.

Continua…

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