società

La questione del male e la sofferenza dei bambini: dal bimbo nascosto dentro di noi fino a tutti i bambini del mondo – II parte

 

Per addentrandoci, sempre in punta di piedi, nell’annosa questione della sofferenza dei più piccoli, ci siamo lasciti aiutare, nelle pagine precedenti, dalla complessa riflessione proposta dal grande Fëdor Michajlovic Dostoevskij, che ci ha introdotto senza mettere un punto. Perché il male, in quanto tale, è soprattutto male che tocca i più piccoli e rimane una delle domande più complesse che popolano il mondo degli studiosi, ancora oggi. Ma grazie al ragionamento dello scrittore russo, e soprattutto, attraverso il pensiero e le considerazioni dei famosi fratelli della letteratura, ci siamo addentrati nel nostro mondo interiore e abbiamo “sentito” il nostro dolore, quello del bambino inascoltato e sofferente, che appartiene, per molteplici ragioni, un po’ a tutti. Ma anche al dolore raccontato e vissuto dagli altri. Ricordo che alla domanda sul perché esista la sofferenza e perché anche i bambini ne siano vittime, la mia prof. di filosofia rispose che di fronte a questa tematica, in generale, si dovrebbe fare silenzio, in quanto non esiste né una risposta logica e né tanto meno esaustiva, e che anzi, dinanzi al dolore dei bimbi tutto diventa ancora più complesso. Oggi sono consapevole che questo silenzio vuole esprimere rispetto per il dolore in senso lato, soprattutto quello gratuito dei bimbi, ma so anche che a volte gli adulti scambiano il silenzio per una negazione. Se consideriamo la questione dal punto di vista psicologico, sappiamo che la negazione del dolore non serve a nulla. Grazie alla psicologia moderna sappiamo che il bambino, fin dai primi mesi di vita, (e in alcune teorie – la cosiddetta scuola romana e altri filoni di pensiero – si parte addirittura dall’esperienza “fetale” e “della nascita”) comprende, elabora e ricorda, a seconda del suo livello di sviluppo, attraverso modalità diverse, quello che avviene dentro di lui e attorno a lui, sia in senso positivo sia in senso negativo. Ed è l’adulto con il quale si relaziona che nel bambino può fare la differenza. Tuttavia, purtroppo, quando il bambino vive questo processo di assimilazione ed elaborazione degli eventi che lo circondano è spesso solo, perché l’adulto, per motivi diversi, trascura l’importanza di questi eventi. Ed è proprio in questi casi che il bambino angosciato e smarrito può decidere di non affrontare certe esperienze che porta loro sofferenza dentro e fuori il proprio io, tanto da poterlo condizionare nelle scelte della vita. Infatti, una delle conseguenze di questo diniego  è che il bambino si può trovare a decidere di atrofizzare tutti quegli aspetti complessi che lo coinvolgono affettivamente, arrivando così a diminuire la capacità di comunicare costruttivamente con gli altri, con conseguenze devastanti alla piena realizzazione di se stesso. E poi c’è il dolore della malattia, quella inspiegabile, o della morte improvvisa, tutte ragioni sempre più difficili da comprendere e accettare, soprattutto nei bimbi. Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato del 2009, ha sottolineato l’importanza di affermare “l’assoluta e suprema dignità di ogni vita umana”, perché “la vita umana è bella e va vissuta in pienezza anche quando è debole ed avvolta nel mistero della sofferenza”. I bambini “sono le creature più deboli e indifese” soprattutto i bimbi “malati e sofferenti” e riferendosi sia a quelli che “portano nel corpo le conseguenze di malattie invalidanti” sia a quelli che “lottano con mali oggi ancora inguaribili”, ma anche per tutti quelli che subiscono le conseguenze del male.  “Ci sono bimbi feriti nel corpo e nell’anima a seguito di conflitti e guerre, ed altre vittime innocenti dell’odio insensato di persone adulte. Ci sono ragazzi cosiddetti ‘di strada’, privati del calore di una famiglia ed abbandonati a se stessi, e minori profanati da gente abietta che ne viola l’innocenza, provocando in loro una piaga psicologica che li segnerà per il resto della vita”. Da questi bambini “si eleva un silenzioso grido di dolore che interpella la nostra coscienza di uomini e di credenti”, per cui la comunità cristiana “avverte l’impellente dovere di intervenire”.

Continua…

 

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